martedì 23 dicembre 2014

Piatti da un matrimonio



Giorni stanchi, l'inverno è autunno interminabile, il solstizio s'immerge nelle paludi dell'autunno, e stanco è anche l'anno. Ma pur si deve guardare avanti, nelle ammucchiate cassette di tante fatiche di amiche e proprie, perché le fatiche non si perdano nella palude della stanchezza.
E da ammucchiate cassette e dal fango affiora una storia di matrimonio, piatti rotti, maiolica misera, smalto che non regge alle ingiurie della terra se non quel tanto da generare da ricomposti frammenti e dal gorgoglio dell'acqua l'arme dei Balbani congiunta a quella Parensi, aquilotti sul blu e ricci sull'oro, e cimieri fieri di altri uccellacci.
Un matrimonio lucchese del Settecento, avanzato, dichiarano i piatti di ogni giorno finiti con il servizio buono del matrimonio, tâches noires di Albissola misere e tristi nella povera bicromia, ma solide, appena incise dal lavorio di coltelli; e il tegamino che pare uscito da una natura morta del Magini, festoso di uova al tegamino.
Sono lividi anche i colori, nella luce dell'autunninverno nei giorni del solstizio, sorridono appena al blu e all'oro dei Balbani e dei Parensi, di un matrimonio da ritrovare, finito nei piatti di una discarica.

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