Un elmo, una storia dal Settecento rivissuta ai nostri giorni, una palude paludosa anche quando asciutta, una via interrotta dall'acqua, una stele di guerriero con elmo, per una notizia dal Notiziario.
E il Guerriero della Palude diviene la Palude del Guerriero, storia etrusca intorno al 450 a.C. (ma anche un po' prima, o un po' dopo).
Notizie dal Notiziario SBAT, anno 2012 (e son quasi duemilacinquecento).
«Il ritrovamento, per quanto
portano gl’atti del processi in questa causa fabbricati, è stato accidentale
ricavandosi dall’esame di Maria Domenica figlia d’Antonio Fontanelli che al
carnevale prossimo passato essendo la stessa nel luogo detto il Capannone,
ritrovò in un certo ciglioncino a canto, a cui scorre dell’acqua una delle
predette monete, che la regalò a Lorenzo Biagioni, suo Damo; pochi giorni dopo,
e il dì 29. appunto di Febbrajo che fu il Giovedì primo di Quadragesima,
essendo ritornata la Fontanelli al Capannone per prendere delle ritortole da
legare alcune Fascine, si avisò che quell’era il luogo, in cui aveva ritrovata
la predetta moneta; onde si fece a ricercare per rinvenirne delle altre, e le
riuscì di raccoglierne dieci, le quali avendole portate a Santi Caponi di San
Miniato, gliele pagò lire sette. Tornata la mattina susseguente la Fontanelli
al predetto luogo, vi si messe a zappare con un manoncino, e scoprì l’intero
repostiglio, il quale tanto per quello che si ricava dal deposito giurato de’
Testimoni, quanto dall’accesso e visita seguita non era più raccomandato a Vaso
alcuno; ma solamente per di sotto aveva un pezzo di terra cotta a guisa d’un
fondo di pentola, della qual terra cotta ne fu scavata un’altra piccola
porzione, già loggora dal tempo nell’atto della visita».
La storia del ritrovamento del ‘tesoro
di San Miniato’, emerso nel ‘ciglioncino’ in località Scoccolino di San Miniato
Basso il giorno di carnevale del 1748, così come emerge dall’inchiesta condotta
dalle autorità granducali per recuperare i 3479 denari che lo componevano,
affidati alla tutela della terra nel momento finale delle lotte civili fra
Mariani e Sillani, intorno all’82 a.C. , ha tratti da commedia rustica del
Settecento, sia nel momento del recupero, che per i successivi interventi
‘sulla scena’ del ‘Damo’ della contadinella, del proprietario del terreno, il
signor Ascanio Samminiatelli, infine della utorità granducali, e per il ‘lieto
fine’, con la divisione in tre parti del tesoro e l’emazione del motuproprio
granducale che per trent’anni disciplinò la partica archeologica in Toscana (Ciampoltrini
2003, pp. 51-60).
Anche nella moderna pratica
dell’archeologia, guidata da raffinate tecnologie che partono dal remote sensing per concludersi nella
redazione del GIS, possono accadere – conservando a questa disciplina in
fascino insostituibile dell’imprevedibile – eventi non dissimili da quello del
giorno di Carnevale del 1748, a Scoccolino di San Miniato Basso.
Sul finire dell’agosto del 2012,
la signora Sabrina Doria, portando al pascolo il suo gregge nella contrada del
Botronchio di Orentano (Castelfranco di Sotto), quasi al piede delle Cerbaie,
osservava sul fondo di un fosso pubblico per la prolungata siccità estiva un
oggetto di bronzo, affiorante anche per il calpestio delle pecore, lo
recuperava, lo segnalava alla Soprintendenza.
Il sopralluogo immediatamente
condotto per provvedere alla presa in consegna dell’oggetto permetteva di
identificarlo, anche per l’eccellente condizione di conservazione, come un
elmo, con
profilo ‘a ogiva’ e gola alla base, tesa aggettante provvista di una
decorazione geometrica (figg. 1-2); si tratta dunque di una redazione ‘canonica’
della classe tradizionalmente detta ‘tipo Negau’, nelle versioni peculiari
dell’Etruria tardoarcaica e del V secolo a.C. classificate da Egg come ‘Typ
Vetulonia’, giacché paradigmaticamente attestate della massa di elmi della gens
Haspna, ritrovati sul finire dell’Ottocento sull’acropoli di Vetulonia,
dove erano stati sepolti, dopo essere stati resi inservibili, schiacciandoli o
perforandoli – probabilmente in un contesto rituale – sullo scorcio finale del
V secolo a.C. (Egg 1985, pp. 198 ss., e p. 207 per Vetulonia; per il tipo
Sannibale 2008, pp. 216 ss.; Malnati 2008, pp. 157).
Grazie all’opera di Stefano
Sarri, nel Centro di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Toscana, è stato possibile provvedere al pieno recupero delle superfici e
alla conseguente valutazione del sistema decorativo della tesa (fig. 3), già
ben conosciuto nel repertorio decorativo dei bronzisti vetuloniesi (Egg 1985,
p. 54, nn. 13-15).
Successivi sopralluoghi,
condotti a più riprese anche con la collaborazione di Augusto Andreotti e di
Arturo Biondi, a cui si deve una continua attività di monitoraggio dell’area,
sembrano avallare la possibilità che l’elmo sia isolato, non legato dunque a
contesti insediativi, a depositi, di carattere sacrale o di tesaurizzazione, e
che dunque sia andato perduto, per cause ovviamente indefinibili, nei decenni
centrali del V secolo a.C., quando il tipo – con i ‘guerrieri’ che lo
impiegavano – circolava dal Tirreno all’Adriatico.
La frequentazione dell’area in
età etrusca è ovviamente da collegare all’agger,
di carattere verosimilmente stradale, che dopo aver attraversato con un
rettifilo quasi esattamente orientato est-ovest la depressione del Botronchio,
partendo dalla sponda destra di un ramo dell’Auser-Serchio, raggiungeva il piede delle Cerbaie qualche decina di
metri a sud del punto del ritrovamento. I saggi condotti fra 2011 e 2012 hanno
infatti confermato il carattere manufatto del terrapieno, mettendo in luce le
opere in legno che ne assicuravano la sponda in corrispondenza del punto di
massima depressione e dell’attraversamento di un corso d’acqua e ne hanno
confermato il rapporto con l’insediamento detto ‘di Ponte Gini’, che vi si
attesta – con vari momenti di crisi e di rioccupazione – dalla metà del V alla
fine del III secolo a.C. (Ciampoltrini, Spataro 2012, pp. 57 ss.).
Riferimenti bibliografici
Ciampoltrini G. 2003, “Samminiatensis thesauri”. Il ripostiglio di Santa Lucia di Scoccolino,
1748, in Erba d’Arno 92-93, pp.
51-60
Ciampoltrini G., Spataro C. 2012, La via etrusca del Botronchio di Orentano
(Castelfranco di Sotto), in G.
Ciampoltrini, P. Notini, S. Fioravanti, C. Spataro, Gli Etruschi e il Serchio. L’insediamento della Murella a Castelnuovo
di Garfagnana, Bientina, pp. 57-72.
Egg M. 1986, Italische Helme. Studien
zu den ältereisenzeitlichen Helmen Italiens und der Alpen, Mainz.
Malnati L. 2008, Armi e organizzazione
militare in Etruria Padana, in La colonizzazione etrusca in Italia,
Atti del XV Convegno Internazionale di Studi sulla Storia e l’Archeologia
dell’Etruria, a cura di G.M. Dalla Fina (=Annali della Fondazione per il Museo
«Claudio Faina», XV), pp. 146-186.
Sannibale M. 2008, La raccolta Giacinto
Guglielmi. II. Bronzi e materiali vari, Roma.
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