mercoledì 19 dicembre 2012

Tra imago mortis e scene da un matrimonio










Prendere un rilievo di tomba lucchese, chiesa di Santa Lucia, ovvero cappella Guinigi nel San Francesco, in severo bianco e nero ma quotato a colori, completarlo dei colori di Masaccio, Firenze, tomba con Trinità, tornare a Lucca, nei colori delle lampade, scendere nel particolare dell'Anello & Sigillo, immaginarlo al dito della dama di Firenze finita a New York (grazie Met per le immagini splendide, la bibliografia esauriente, le mostre efficaci e sontuose, e il catalogo quasi gratis), rivedere l'imago morti (ymago, alla quattrocentesca) nella scena di uno sponsale alla finestra, enigmi del Primo Rinascimento, vagar nelle sale digitali dell'ospitale Met per cercare, nel tocco rarefatto del Tardo Gotico e nell'opulenza dell'aristocrazia fiorentino-biblica, i giorni sontuosi del signorotto di provincia cantato dal Sercambi, i suoi matrimoni con principotte di campagna, ricche quel che basta, di schiatte avvezze al sangue di storie tremende, come quelle dei Trinci di Foligno, pronte a sfinirsi di gravidanze per lasciar occasioni di nuove doti (fa capire il Bongi ...).
Sogni di un archeologo, che ritorna, dopo due anni, all'Impresa del Diamante, avendo letto le croniche del Quattrocento, gli inventari lumeggiati dal Bongi, i cataloghi di gemme d'Oltralpe, e che vorrebbe ritrovare nell'anello dell'Impresa uno diamante puncta legato in verga d’oro, smaltata alla parigina. E chissà se è così ...

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