domenica 8 luglio 2012

Il fascino delicato delle Notti dell'Archeologia, a Montopoli (in Val d'Arno)


Sono stanche le Notti dell'Archeologia, come quando il fulgore della bellezza, maturando, si apre in rughe delicate. Ma la Notte che il castello del Valdarno che guarda anche verso l'Egola e l'Era ci regala, per virtù della tenace Sindachessa, capace di sostenere un'ora di flusso di parole sul Bronzo Finale e un po' di sproloqui protosenili, e della Direttrice amante del pdf, i tocchi morbidi del tramonto d'estate alleggerito dal vento che riesce a risalire, per un po', le smunte acque del torrente Vaghera, splendido nome etrusco (mah!).
Son come il castello ora senza mura che le celebra, in competizione con un matrimonio illeggiadrito dai colori del laterizio della pieve, le Notti di Montopoli, quando si attende la notte: sobrie e severe come le facciate dei palazzi cinquecenteschi di un'aristocrazia di provincia fiera dell'insegna araldica e della pietra che ne segna i volumi. Sapori di Controriforma in colori oscuri, ma che sono chiari come i toni delle tele volute dai Pontanari di Castelfranco per la cappella in San Romano, la Vergine Lauretana del Valdarno.
Parole e parole, fra entusiasmi rivissuti trent'anni dopo e per trent'anni, e ora ogni giorno potrebbero affievolirsi, un tocco di nuove generazioni, con le domande intelligenti e inquietanti di giovani archeologhe, le attese di aspiranti archeologi.
Monte Formino, il Bronzo Finale finito nel fossato con le anse a testa di cobra, è un po' più in là, sull'altro crinale, mentre le olive attendono di rinnovare la loro pienezza.
Per questa sera la voce della cantante che si diffonde verso l'Arno, nella quiete del castello or senza mura, acquieta gli amici convenuti, con lo spuntino che prepara la Notte.

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