sabato 12 febbraio 2011
Mille anni di Etruschi a Porcari e l'ombra di Mauro Cristofani
Chissà cosa avrebbe pensato Mauro Cristofani, scabro e tagliente nel lucido genio, del suo remoto allievo che discettava di Etruschi e ne evocava le antiche e sempre moderne lezioni, entrate nel sangue di chi lo conobbe e seguì per un anno (accademico) a parlare di Etruschi e di Corsica, e vide la mostra suprema di Firenze, anni Ottanta, un sogno perduto nell'attesa di sogni. E i suoi libri che ancora pulsano di vita e di magistero, non facile, come non facile era il Maestro, anche per gli allievi marginali, che ospitava volentieri su Prospettiva, a discettar di tutto fuor che di Etruschi, non si sa mai. E far sentire ogni tanto chi era il Maestro, ma ogni tanto.
Ma le metafore riconosciute e non volute forse gli sarebbero piaciute, a Lui curioso di tutto, pronto a cogliere tutti gli strumenti del sapere per capire l'antico e il presente.
L'ombra del professor Cristofani, hinthial, come avrebbero detto gli Etruschi del Sud e del Nord, che solo dominava senza pari, dal piede delle Alpi fino al Monte Vesuvio, per un attimo, e per un attimo più lungo il ricordo di quell'Anno Accademico cupo figli degli ultimi anni Sessanta, plumbeo preludio agli anni di piombo, illuminato dal suo giovanil furore, a Pisa. Lo stile e la società, i modelli e le strutture, la concretezza del dato archeologico e l'analisi filologica di quello storico ... tutto insieme, dominato come le quadrighe di cavalli furiosi che guidati con mano solida e geniale trascinano nei viaggi nell'Oltretomba, alla nuova vita dopo la prima.
Anche Mauro Cristofani, nel simposio senza fine, dal cuore della casa etrusca costruita con architetture che sfidano tempeste, ancora ci trascina oltre i limiti della stanza murata che a Porcari segna lo spazio dei vivi, e della rifatta tomba Inghirami che ci porta nello spazio dei morti, mondi vicini e comunicanti, separati da un diaframma insuperabile.
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