domenica 12 dicembre 2010

Dal Verde & Nero al mattone: la sera del Medioevo a Castelfranco (ovvero: Castelfranco di Sotto nel Medioevo)








Si ritrovano antichi amici e nuovi appassionati, nella sera decembrina distratta dal Natale ma non per quei quaranta che riempiono la sala nuova dell'antico Consiglio Comunale, a Castelfranco, settecento anni ed oltre di vita pubblica di documenti. È archeologia pubblica, dice Guido venuto da Firenze per amicizia e passione, anche se non sa di esserlo, quella che si fa stasera a Castelfranco, per presentare il Medioevo ritrovato e ricucito in centododici pagine scarse di caratteri e ricche di figure, tutte a colori, di un Medioevo archeologico che inizia con la monocromia arancio delle sigillate venute d'Africa, e finisce nei volti tardogotici o protorinascimentali dei pittori di Montelupo, che di nuovo, come i remoti predecessori della Proconsolare o della Bizacena, lavoravano per il mondo e lo sapevano.
Il signore della sera e del Medioevo è il mattone, figlio delle fornaci lungo il fiume, la materia in cui terra fuoco acqua si fondono per elevare al cielo il 'castello perfetto', sognato dai fondatori vissuti per mille e duecento anni nei villaggi nati dai fundi dei veterani di Augusto. Mattone liscio, o nei ghirigori misteriosi che sfidano l'esegesi di chi è avvezzo più ai colori di Berlinghiero o di Coppo, che agli intagli visti nelle antiche case di legno, chissà.
Splende l'insegna che sarà del Comune, ed è ancora di San Pietro, e l'archeologo che trentacinque anni fa rubava alla terra i volti tardogotici di misteriose figure incappucciate sente rombare, come nell'Arno in piena, le correnti del tempo.

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