lunedì 20 dicembre 2010

Argentee devozioni


Sono d'argento le devozioni dei Guinigi, nel segno del Volto Santo dell'anno 1564 o un po' dopo, moneta divenuta segno sacro, lucida dal tatto delle preghiere degli anni della Controriforma, quando dalla città tra Serchio ed Auser si migrava anche per Ginevra; o si consumava il Salvator Mundi, l'antico segno giunto d'Oriente sulle rive del Tirreno, forse portato da mercanti, forse da pirati, negli anni delle devozioni longobarde per il Santo Salvatore, e dei Siriaci pontefici romani.
Poco interessa l'altra faccia, le quattro lettere in croce della città protetta dalla sacra icona; quello che conta è l'immagine della sofferenza, trasfigurata dalle vesti regie che ovattano il dolore. Forse la speranza del Guinigi (o della Guinigi) che se lo portò nell'ultima dimora, da cui due o tre volte cambiò stato, fino alle mani della Compagnia dell'Anello. Quindici bolognini d'argento, per alcuni; per altri viatico estremo.

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