venerdì 21 agosto 2009
Scavando nel (Tardo) Rinascimento lucchese
Anche nella (quasi) calca d'agosto, quasi nessuno s'affonda nella Lucca rinascimentale dei quartieri 'di fondazione', nei riquadrati spazi degni della conclamata Addizione Erculea, dove s'alternano – limpida immagine della città aristocratica di diversi che devono apparire uguali – i palazzi degli Arnolfini, dei Poggi, dei Garzoni, e le case destinate ad un ceto medio che non affigge blasoni alle architravi ... ma l'asciutto fluire dei marcapiani coronati di finestre dal nobile apparato lapideo è un inno alla ritrovata co della città, dopo gli Straccioni e il Burlamacchi.
All'archeologo non resta che cercare le svelte pagine dei Palazzi dei Mercanti della Belli Barsali, vademecum impagabile per il (Tardo) Rinascimento lucchese, per trovare le attese conferme ai frutti della Terra: terra sottratta ai fossati delle mura del Comune, edifici costruiti con il coacervo di minuzie sottratte (previa autorizzazione) alle mura. L'altra faccia delle serene dimore che trovano spazio fra Poggi e Garzoni, quella affidata (giustamente, dicono coloro che non amano i Telchini) alla fatica della terra, sono i pozzi neri, in cui l'archeologo trova le tracce dei Telchini suoi simili. E qualche raro frutto, fiorito delle estenuazioni montelupine dei primi del Seicento, lo rallegra e lo rassicura di aver ben letto le pagine curate dalla mitica Isa.
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