Un sabato mesto, e si ritorna indietro di anni, quasi quattro, a Cantignano nella Badia, una festa di studio e di gente, con un parroco bravo e appassionato ... E lì, dopo averli tanto esplorati in immagine, rivederli, i pilastrini,
campionario della fine del VII secolo, esibizione di bottega del maestro lucchese di quegli anni e dei primi del secolo seguente, anche se quasi nessuno ci crede. Ma l'importante è esserne convinti ...
Immagini con la luce perfetta, per i cerchi, le foglie, le croci, geometrie risvegliate da sonno secolare con lo scalpello di un marmorario che firmava con il rombo concentrico, foglie divenute rombi come la O 'popolare' delle iscrizioni d'Italia e di Spagna.
E ancora si ritorna, perché spiando dietro i cancelli del cielo, a Sant'Aspreno di Napoli, qualcosa di simile occhieggia nelle fotografie ministeriali, cerchi tangenti che vorrebbero essere fiori, paffuti di ombre, distinti da ghirigori non molto chiari; fratelli o fratellastri, con l'altro che è a Sant'Eufemia di Spoleto. Tradotto in essenziale geometria dal maestro di Lucca, che sul marmo imitava il legno. O chissà.
Itali maestri risorti dalle macerie dei barbari ...
Maestri che vedevano lontano, perché i cancelli del cielo di Sant'Aspreno incorniciano paesaggi di Paradiso, gli stessi che il califfo omayyade vedeva guardando in alto nel deserto di Giordania, e chi poteva nei pavimenti di Antiochia. Oltre che sulle sete, ma quello si sa ...
Sant'Aspreno, la dedica di Campulo e Costantina, dice il Guillou del secolo VIII, con il punto interrogativo, e lo direbbe anche il cielo in una stanza di Qusayr Amra, del califfo che amava miti e belle donne.